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Delusioni salentine (uno)

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Una visita al Parco Archeologico di Alezio

ingresso del parco archeologico

Erano mesi che notavamo quell'indicazione, posta sulla strada che porta a Gallipoli. Un cartello stradale come tanti, ma di quelli che indicano un sito archeologico degno di considerazione: il Parco Archeologico di Alezio.

Alezio è una antichissima città messapica; il suo arcaico nome era Alexias ed il luogo scelto per la sua edificazione era strategico: gli antichi messapi avevano costruito la città su una piccola altura del terreno che permetteva loro di controllare l'intero circondario.

Era una città grande, Alexias; qualcuno racconta di oltre 40,000 abitanti che avevano nel porto di Anxa (l'attuale Gallipoli, distante solo 4 km) il punto di riferimento sul mare per i loro traffici. Ed era anche una città ricca. Purtroppo di quell'antico splendore è rimasto ben poco grazie alle distruzioni che si sono succedute nei secoli ed a quelle, più recenti e meno gloriose, dell'edilizia selvaggia.

Quindi, leggere un cartello che -in qualche modo- potesse riportare alla luce la grandezza dell'antico popolo aletino era qualcosa che meritava una visita.

Finalmente, decidiamo d'andarci!

Ed è così che, nei primi giorni di settembre, decidiamo di recarci in visita al parco archeologico. Raggiungiamo il segnale stradale, che tante volte abbiamo visto ma mai seguito, ed imbocchiamo una stradina di campagna. Era domenica e la scelta del giorno non era casuale: il nostro pensiero era stato che, se nei giorni feriali il parco può essere chiuso, certamente non può esserlo la domenica, quando le famiglie e gli appassionati come noi sono propensi a godersi un percorso informativo.

La strada serpeggia tra le campagne, stretta tra muri a secco ed alberi d'ulivo. Oltre alla freccia che abbiamo seguito dalla strada principale, nessuna altra indicazione ci conferma che la strada che stiamo percorrendo è giusta.

parco archeologico di alezio

Percorriamo circa un chilometro e mezzo per giungere, finalmente, ad uno spiazzo in terra battuta; ci sono dei piloni quadrati di metallo verniciati di rosso e decorati da anonimi amanti con un pennarello d'argento. I resti di una barra di sbarramento indicano che qualcuno si è divertito a romperla. Nessun cartello, però, indica che siamo nel posto giusto: anzi tutto sembra abbandonato ed ermeticamente chiuso. Solo una enorme trozzella messapica indica che -probabilmente- siamo capitati nel parco archeologico che volevamo visitare...

Tutt'intorno ulivi e campagne, turbate solo dalla presenza di questo edificio completamente chiuso e da una sorta di podere cinto da una pesante inferriata. Non un'insegna, non un guardiano, non un cartello che almeno dica: siamo chiusi, tornate in un altro giorno, domani, il lunedì, il venerdì... o mai! Niente. Nulla.

D'accordo, noi siamo salentini, siamo locali e -forse- siamo abituati a questo trattamento: le strutture ci sonoma non possono essere fruite. Restano -però- a disposizione dei vandali che -in questo caso- si sono, per fortuna, limitati a distruggere le sbarre di accesso al parcheggio ed a lasciare frasi d'amore sui piloni di metallo. E i turisti? Che figura ci facciamo, noi salentini, con quelli che, avendo sentito parlare a destra e a manca dei messapi, delle loro città, degli insediamenti pre-romani, scelgono di partire alla scoperta di questo mondo proprio da Alezio, antica città messapica? Certamente non una bella figura, ma la solita figuraccia alla salentina... Peccato: un'altra occasione persa!

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Documento scritto e/o curato da Beatrice
Data pubblicazione: 04/10/2009 (14:47)
Ultimo aggiornamento: 10/10/2009 (09:52)


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