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No al nucleare!

Tags/parole chiave: nucleareenergia atomicacentrali termonucleariChernobylreferendum

Un tranquillo weekend di paura

Era una giorno come tanti altri quel 26 aprile del 1986. Un normalissimo fine settimana di primavera. Nulla avrebbe lasciato immaginare che, di lì a poche ore, si sarebbe diffusa una notizia che avrebbe gettato l'intera Europa nello sconcerto.

Nella notte, infatti, a Chernobyl, nel cuore dell'impero sovietico, i tecnici stavano compiendo delle manovre di routine per la verifica del corretto funzionamento di una moderna centrale nucleare, provvista di ben quattro reattori, uno dei quali -il numero quattro- reso funzionante solo due anni prima: moderno, sicuro ed avanzato. Il vero fiore all'occhiello della tecnologia nucleare sovietica, in grado, da sola, di soddisfare il 10% del fabbisogno energetico dell'intera Ucraina.

Tuttavia, i protocolli di sicurezza prevedevano numerosi ed accurati test, da eseguire con scrupolo e periodicità. Nulla di preoccupante: il mostro può essere domato e controllato e la tecnologia della centrale era stata messa a punto per lo scopo!

Uno dei test mirava a verificare se e quanta energia venisse prodotta dal generatore in assenza di flusso di vapore; in altre parole, sfruttando la spinta inerziale, quanta energia si poteva generare senza pressione. Per dare risposta alla domanda era necessario disabilitare alcuni circuiti.

Era quasi mezzanotte e mezza tra venerdì e sabato, in Italia. In Ucraina qualcuno schiacciò quel bottone per dare l'avvio ai test e... Il blocco dei circuiti preposti al controllo provocò un innalzamento spaventoso della temperatura nel reattore numero quattro! L'acqua di raffreddamento evaporò quasi all'istante, facendo alzare a livelli incredibili la pressione nell'impianto di raffreddamento. La reazione dei tecnici fu immediata ma pressione e temperatura erano talmente alte che provocarono non solo la vaporizzazione ma addirittura la scissione dell'acqua in idrogeno ed ossigeno. Una miscela esplosiva che non tardò ad esplodere scoperchiando il reattore e facendo fuoriuscire una quantità immensa di isotopi radioattivi che si dispersero per tutta l'Europa, Italia compresa.

In Italia

In Italia, forse per il negazionismo del regime sovietico, forse perché non ci si aspettava una simile disgrazia, nelle prime ore non si comprese bene cosa fosse successo. Solo il lunedì successivo il governo emanò una misura d'urgenza per impedire la vendita di verdure e la somministrazione di latte fresco a bambini e gestanti. La nube tossica si stava diffondendo con una velocità incredibile!

Alla stessa velocità si diffuse, comunque, anche la certezza della pericolosità dell'energia nucleare. I vari movimenti ambientalisti si misero immediatamente all'opera e l'8 ed il 9 novembre dell'anno successivo gli italiani furono chiamati ad esprimersi su tre importanti quesiti:

  • l'abrogazione della norma che permetteva al CIPE di decidere sulla localizzazione dei nuovi impianti
  • l'abrogazione del compenso a favore dei comuni che ospitano le centrali
  • l'abrogazione della norma che permetteva ad ENEL di partecipare ad accordi internazionali sull'energia nucleare ad alle gestione delle centrali

Al referendum partecipò oltre il 65% degli aventi diritto al voto e la percentuale dei favorevoli all'abrogazione delle norme fu schiacciante. Quasi l'80% si pronunciò a favore della rinuncia dell'energia nucleare!

E così, sul finire degli anni '80 noi Italiani archiviammo, si sperava per sempre, la questione nucleare. Tuttavia, intorno a noi si continuava a produrre energia in centrali atomiche. Si sarebbe potuto fare di più.

Oggi

A distanza di oltre 20 anni le gravi conseguenze di quel fatale evento sono ancora evidenti.

Sono oltre 70.000 i decessi imputabili al disastro nucleare delle centrale sovietica e, ovunque, sono sorte associazioni con l'intento di dare sollievo alle sofferenze dei tanti piccoli ammalati. Spesso ospitare per almeno un mese o -meglio ancora- due mesi i bambini provenienti dalle zone contaminate significa dare loro l'opportunità di ridurre notevolmente la quantità di radioattività assorbita nell'organismo, grazie alla permanenza in un ambiente non contaminato e ad una alimentazione priva di radionuclidi.

I numeri di Chernobyl

  • La centrale di Chernobyl è stata chiusa definitivamente il 15 dicembre 2000;
  • A Chernobyl lavorano ancora 3.700 tecnici con turni di 12 ore e 48 lontano dalla centrale;
  • La copertura di cemento armato del reattore quattro presenta oltre 1.000 mq di crepe e fratture;
  • Ogni anno oltre 2200 metri cubi di acqua piovana si infiltrano nel reattore;
  • Oltre un miliardo di dollari di investimento sono previsti per mettere in sicurezza il sito;
  • L'Unione Europea ha versato sinora circa 200 milioni di Euro;
  • Dall'esplosione, sono esposte ancora 7.000.000 di persone al pericolo di contaminazione;
  • Dopo l'esplosione sono state evacuate oltre 400.000 persone dai luoghi in cui vivevano;
  • La Bielorussia è il paese più colpito. Qui è ricaduto oltre il 70% della contaminazione.

Quante Chernobyl l'Europa può ancora sopportare?

Ma, soprattutto, quante Chernobyl ci sono ancora nel mondo senza che nessuno lo sappia?

In conclusione...

Non ci sono motivazioni plausibili per scegliere di costruire una centrale nucleare, preferendola a sistemi alternativi di produzione di energia (le pale eoliche, ad esempio). Né è possibile credere a coloro che argomentano contro le centrali eoliche asserendo che deturpano l'ambiente con la loro presenza: personalmente preferisco uno skyline deturpato da una pala eolica che la presenza ingombrante ed inquietante di una centrale termonucleare!

A proposito: per verificare l'impatto che una centrale avrebbe nel nostro paesaggio abbiamo approntato delle foto valutative nel Photosciock. Visitatelo, oppure guardate il video.

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Data pubblicazione: 04/03/2009 (17:06)
Ultimo aggiornamento: 04/03/2009 (18:22)


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