Michelina De Cesare: donna straordinaria difese con tutte le sue forze i propri ideali e la propria terra |
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Michelina De Cesare |
Tags/parole chiave: michelina de cesare • meridione • unità d'italia • piemontesi • briganti • partigiani
Protagonista di questa storia è Michelina De Cesare nata a Caspoli (una frazione del comune di Mignano Monte Lungo, in Provincia di Caserta) nell'ottobre del 1841; aveva appena vent'anni nel periodo dell'unità d'Italia.
Con la fine del Regno di Napoli, in seguito all'unità d'Italia, il Sud, quel Meridione che prima era stato dei Borboni, cominciò a regredire mentre, contemporaneamente, aumentava il malcontento, dalla gente comune agli altolocati; tutti si stavano accorgendo che l'unità non aveva portato al Meridione il giovamento tanto sperato, rivelandosi non altro che una grande beffa.
Cominciarono così le prime insurrezioni contro l'esercito piemontese. Si veniva a formare un nuovo esercito per contrastare "gli invasori", un esercito composto da gente comune, borghesi e nobili, uomini e donne fedeli alla propria terra e ai propri ideali tanto da lasciare le proprie case e i propri affetti per darsi alla "macchia".
Uno di questi piccoli eserciti era capeggiato da Francesco Guerra, un ex sottufficiale borbonico che dopo la battaglia di Volturno, sciolto l'esercito del Regno delle due Sicilie, da soldato indossò i panni del partigiano o, come descritto dalla storia, del brigante (la storia la scrive chi vince e l'essere brigante diventa un modo per dire: chi non è con me è contro di me). Siamo nel periodo in cui il meridione voleva la restaurazione di Francesco II di Borbone e, per sostenerlo, si formarono gruppi di partigiani.
In questa avventura, Francesco Guerra fu seguito anche dalla sua amata Michelina de Cesare che, ben presto, si distinse nel gruppo per la sua fermezza e le sue capacità strategico-militari; combatteva abilmente nelle battaglie e con il suo intuito riuscì molte volte a prevenire gli attacchi e le imboscate dell'esercito nemico.
Michelina e Francesco riuscirono insieme a tenere testa per ben sette anni alle truppe degli invasori, fino a quando furono traditi nella notte del 31 agosto 1868; Francesco, Michelina ed altri due compagni furono circondati a sorpresa dall'esercito piemontese condotto da loro da una spia. Francesco Guerra morì fucilato e gli altri due compagni inseguiti ed uccisi durante la fuga.
Crudele fu la sorte che toccò a Michelina; nell'agguato rimase ferita e venne catturata.
Nonostante gravemente ferita fu seviziata, violentata e torturata dai soldati per farle confessare i nascondigli degli altri compagni.
Morì tra dolori atroci ma tenne fede ai suoi ideali.
Il suo corpo nudo, martoriato e insanguinato fu portato in giro come triste trofeo ed esposto nella piazza di Mignano insieme a quello di Francesco e degli altri compagni come monito per gli abitanti locali. Tuttavia, il macabro spettacolo ebbe l'effetto opposto sulla gente, tanto da indurla a ribellarsi ai piemontesi al grido di "Viva i Borboni". Ma l'Italia era ormai fatta e, tra le atrocità, bisognava fare gli italiani.
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