L'acqua è parte integrante della nostra dieta. Senza acqua, moriremmo. Compito degli acquedotti è il controllo sulla qualità delle acque, visto quanto è accaduto negli altri due settori, probabilmente un privato non investirebbe e tenderebbe a nascondere problemi che potrebbero provocargli un danno economico. |
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Tags/parole chiave: privatizzare l'acqua • referendum • privatizzazioni
Da sempre siamo abituati a dire: “Dove c'è acqua, c'è vita”. Ed è vero. Non è possibile immaginare un albero, un prato, una campagna florida senza che, dietro questa esplosione di verde e di vita, non ci sia il prezioso liquido.
Se oggi la guerra si fa per approvvigionarsi di petrolio, per mantenere questo inutile livello consumistico, è molto facile immaginare un futuro in cui la guerra si farà per approvvigionarsi d'acqua. E' un bene prezioso e soggetto ad esaurimento, ad inquinamento, ad usi errati.
Lo sapevano bene i romani: tra le loro opere, oltre alle strade, ci sono gli acquedotti: dopo 2000 anni molti di loro fanno parte ancora del paesaggio ed alcuni sono tuttora in funzione a Roma. I romani erano maestri e riuscivano a trasportare l'acqua anche da molto lontano, consapevoli che la fortuna di una città consisteva proprio nel suo approvvigionamento idrico.
Un esempio vicino a noi salentini: l'acquedotto pugliese, la cui costruzione iniziò all'indomani dell'unità d'Italia per completarsi, finalmente a Leuca, in pieno ventennio fascista. Fu un'opera immane: le acque del Sele e del Pertusillo, due fiumi campani, giungono dopo centinaia di chilometri di tubature sino al mare Ionio, per ricongiungersi ad esso in una monumentale cascata. Fu lo sforzo di generazioni di meridionali, un'opera pubblica che è, ancora oggi, l'acquedotto più grande d'Europa. Nessun privato sarebbe riuscito nell'impresa. Nessun privato avrebbe speso somme così ingenti per non ritornarne in possesso in tempi ragionevoli. Ed ora si vuol privatizzare la proprietà di tutti. Ma vediamo un rapido confronto con qualcosa di precedentemente pubblico che è stato privatizzato.
La rete autostradale italiana è stata costruita con denaro pubblico (denaro proveniente dalle tasse degli italiani); il pedaggio era un ulteriore “rimborso” allo Stato per l'opera compiuta ed, in teoria, un aiuto alla loro manutenzione. C'è da chiedersi come fanno gli altri stati a mantenere una rete autostradale efficiente senza pedaggio: ad esempio, in Germania l'autostrada non si paga, in Austria è stata gratuita sino al 1997 e da allora si paga mediante un bollino (vignette) da applicare sul parabrezza. Mediamente, costa 80 euro l'anno ma sembra che in Austria non esista il bollo auto, che noi paghiamo profumatamente qui in Italia.
Ed il passaggio della rete ai privati non ha migliorato la situazione: la rete è in continua manutenzione ed il pedaggio in continuo aumento! Ed inoltre continuiamo a pagare il bollo auto!
Lo sforzo per portare il telefono nelle case di tutti gli italiani è stato compiuto da una azienda statale: la SIP. Per partecipare alla manutenzione della rete ed ai costi sostenuti dallo Stato per creare la rete, in Italia si paga il canone.
Oggi la SIP non esiste più e l'azienda che ne ha ereditato la rete telefonica costruita con i soldi degli Italiani riscuote ancora il canone (aumentato di recente), è in continua crisi pur agendo -di fatto- in un regime di monopolio, non fa investimenti in ricerca (come faceva la SIP) e si è, infine, spossessata di tutto il patrimonio immobiliare che un tempo era di SIP.
Anche in questo caso la privatizzazione non ha portato evidenti benefici alla nazione.
Per l'acqua il discorso è diverso. Se autostrade e telefoni non si mangiano, l'acqua è parte integrante della nostra dieta. Senza acqua, moriremmo. Compito degli acquedotti è il controllo sulla qualità delle acque (lasciamo perdere -per un attimo- il problema dell'acqua all'arsenico dei comuni del Lazio), visto quanto è accaduto negli altri due settori, probabilmente un privato non investirebbe e tenderebbe a nascondere problemi che potrebbero provocargli un danno economico.
Un caso eclatante è l'acquedotto di Parigi: i privati hanno lasciato in completo abbandono la rete di distribuzione senza eseguire non solo investimenti ma anche delle semplici riparazioni. Per essi era importante guadagnare e nascondere qualsiasi evento che potesse tradirsi in un esborso monetario o in un mancato guadagno. Per non parlare del prezzo pagato dai consumatori, in continuo aumento da quando è stata privatizzata.
Quindi, sulla base di esperienze precedenti, possiamo prevedere:
L'acqua privata è certamente un buon investimento per un tipo di capitalismo d'assalto e sfruttatore; è indispensabile dare il proprio SI incondizionato al quesito referendario che riguarda l'abrogazione della norma che prevede l'affidamento ai privati dei servizi pubblici locali di rilevanza economica.
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