A chi giova distruggere un territorio per creare opere inutili quando, lo sappiamo benissimo, siamo ai margini di una nuova epoca di grandi emigrazioni per il nostro Salento?
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Un mega parco commerciale

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Salento, splendida sub-regione

a chi giova la costruzione di un mega parco commerciale

Spesso, spostandosi nella nostra Terra per i motivi più vari, quando l'impegno della guida lo consente, è facile volgere lo sguardo ed accorgersi della bellezza che ci circonda.

No, non è campanilismo: viviamo davvero in un ambiente che si è, nel bene o nel male, salvato da molti di quegli attacchi portati da cemento, asfalto e degrado che, in altri luoghi, ne sono usciti vincitori. Forse il merito è di quell'isolamento in cui la nostra Terra è vissuta per molti anni.

Tempo fa percorrevo, come passeggero, la strada provinciale 18, per intenderci quella che congiunge la statale 101 con Galatina, passando vicina al piccolo centro di Collemeto, toponimo probabilmente dovuto alla natura del luogo, movimentato da alcune piccole colline.

La strada che percorrevo, dunque, lambisce proprio alcune di queste colline. Su una di esse sta una piccola casina che domina, dall'altura in cui ha avuto la fortuna di essere costruita, le piccole valli circostanti, dove il verde degli ulivi e del seminativo mostra in tutta la sua bellezza uno degli angoli della nostra Terra.

Chi mi accompagnava era attento alla guida e, da qualche minuto, nessuno, in auto, parlava. Potevo concentrarmi su quel paesaggio che la strada schiudeva ai miei occhi e pensare a coloro che avevano costruito la piccola casa sulla collina, forse una vecchia masseria o una semplice casa di campagna. Pensavo alla loro fortuna di poter vivere là, pur non avendo alcun indizio di chi potessero essere.

Il pensiero correva ai Messapi o ai Romani, che avrebbero potuto benissimo creare lì un piccolo villaggio, un casale per lo sfruttamento agricolo di questi luoghi... O ai Basiliani, giunti nel Salento proprio dopo che Collemeto fu barbaramente distrutta da orde di saraceni, tra l'800 ed il 900. I monaci bizantini furono, per il Salento, dei veri e propri salvatori: ripresero le coltivazioni, impiantarono nuovi ulivi, portarono speranza alle genti di questi luoghi, purtroppo alla mercé di tutti quei barbari che arrivavano qui con l'intento di depredare e distruggere.

Proprio mentre mi passavano in mente le ultime due parole, depredare e distruggere, il guidatore rompe il silenzio. “Ti piace questo posto, vero? Vedo che lo guardi con attenzione...”

Pur guidando, aveva quasi letto il mio pensiero. Ebbene si: quel posto mi piaceva tanto da farlo capire a chi mi stava intorno. “Beh, non ti ci affezionare: non resterà così.”, continua, “Ci vogliono costruire un mega centro commerciale...”

Ma come? Un altro centro commerciale? E per vendere cosa? I soliti prodotti alimentari delle industrie del nord o le solite cineserie... Un centro dove, forse, lavoreranno poche decine di dipendenti, magari con contratti a tempo (della serie: “lavorare meno, lavorare tutti”), con parcheggi e carrelli dove un tempo c'erano alberi ed aria pulita.

Ma chi lo vuole un altro mega centro commerciale? Ma chi c'ha i soldi da spendere in un altro mega centro commerciale, vista la crisi, la disoccupazione, le aziende che chiudono o delocalizzano, l'IVA al 22%, il debito pubblico a quota “tanti mila miliardi di euro” che neanche i nostri figli ed i figli dei nostri figli riusciranno mai a colmare?

A chi giova distruggere un territorio per creare opere inutili quando, lo sappiamo benissimo, siamo ai margini di una nuova epoca di grandi emigrazioni per il nostro Salento?

Si dà sfogo a grandi opere inutili di asfalto (la strada Maglie – Otranto con l'espianto di 4000 alberi di ulivo o la nuova 275) e di cemento (come questo nuovo centro commerciale da diversi ettari) proprio quando la gente comincia ad andare via da una Terra dove l'unica grande risorsa, da tutelare e proteggere, è il turismo con la storia, la cultura e le tradizioni.

E quando tutto sarà distrutto, ai pochi turisti che passeranno di qua, potremmo mostrare queste grandi opere, probabilmente ormai abbandonate, cercando di spiegar loro come poteva essere bella questa Terra se non ci fossero stati i suoi abitanti dei primi decenni del nuovo millennio...


Documento scritto e/o curato da Franco
Data pubblicazione: 05/10/2013 (19:35)
Ultimo aggiornamento: 22/11/2017 (15:44)


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