Che cosa è successo a Sant'Eleuterio, la collina che sovrasta i comuni di Matino, Parabita e Collepasso? E quanto ci sta costando la strada del progresso ed a quanto ancora dovremo rinunciare?
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Santu Latteri

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La collina di Sant'eleuterio

s. eleuterio

Che cosa è successo a Sant'Eleuterio, la collina che sovrasta i comuni di Matino, Parabita e Collepasso?

Ricordo che, da ragazzi, quella collina -la più alta del Salento- ci attraeva come niente altro al mondo. Forse per i suoi panorami, forse le grandi installazioni delle antenne televisive (in quel tempo veramente poche: solo il secondo canale della RAI), la pineta che la circondava, quell'ambiente lontano dal paese, tranquillo, quasi selvaggio. Ci si arrivava con le biciclette, che nell'ultimo tratto si caricavano a spalla, per arrivare prima, senza seguire la strada sterrata. Una faticaccia! Poi, con gli anni, abbiamo scoperto la sua storia, un pezzo di Salento e di grecità che vorrei raccontare in queste pagine.

Brevi note agiografiche

Eleuterio fu papa e martire del secondo secolo dopo Cristo; per intenderci era il periodo della grande persecuzione contro i Cristiani ordinata da Marco Aurelio e dell'ascesa al trono di suo figlio Commodo. Per coloro che amano i film, dirò che era il periodo di Massimo Decimo Meridio, il gladiatore. Eleuterio, in greco, significa uomo libero: per questo molti hanno pensato che questo diacono salito al soglio di Pietro fosse uno schiavo greco (della Mesia, precisamente) divenuto liberto. Il suo pontificato durò 14 anni, dal 175 al 189 ed è il primo storicamente identificabile. Tra le altre cose, fu il papa che ordinò che il giorno di Pasqua fosse celebrato sempre di domenica. Secondo la tradizione, alla sua morte, fu sepolto accanto a San Pietro.

Tra storia e leggenda

Il culto per questo santo dell'oriente cristiano divenuto papa era particolarmente sentito nel Salento bizantino e raccoglieva molti fedeli. Narra la leggenda che un nobile di Matino a lui devoto dovesse attraversare questi luoghi impervi per recarsi in altri suoi possedimenti. Proprio sulla collina, si sentì -letteralmente- mancare la terra sotto i piedi ed insieme al suo cavallo sprofondò in un antro. In quel momento di pericolo, il nobile chiese l'intercessione di Sant'Eleuterio e, siccome ne uscì miracolosamente illeso, volle che su quella collina fosse eretta una chiesa dedicata al santo che lo aveva aiutato.

s. eleuterio: la cripta

Costruì, quindi, la chiesa e la affidò ai monaci greci (i Basiliani); sistemò anche l'antro in cui era precipitato, dotandolo di una piccola scalinata coperta che volgeva verso la chiesa. Donò ai monaci anche le terre lì intorno, in modo che avessero una rendita per vivere.

s. eleuterio: resti

Da quel giorno, ogni anno per i secoli seguenti, la gente del posto si recava a Santu Latteri il 26 di maggio, giorno della festa del santo. Sulla collina, di fronte alla chiesetta, si teneva una fiera.

s. eleuterio: resti

Con la scomparsa del rito greco e dei monaci Basiliani, anche la grancia di Sant'Eleuterio finì per essere dimenticata; la chiesina cadde in disgrazia, divenendo patrimonio abbaziale sino a quando, nel 1600, nessun documento ne parlò più. L'antica chiesa greca, con le celle dei monaci e che con il suo candore segnava la rotta dei navigatori che la individuavano dal mare Ionio, viene dimenticata. La piccola grotta dove precipitò il suo fondatore ha conservato traccia degli affreschi per secoli, ma nell'ultimo secolo di essi non era rimasta traccia; inoltre, negli ultimi anni, ulteriori crolli avevano seriamente ipotecato il suo futuro. E così, all'inizio del 1900, Giovanni Barrella, uno storico locale, scrisse che lì dove sorgeva il tempio, oggi passa l'aratro e all'estate biondeggiano le spighe.

La situazione oggi

E cosa direbbe ora, il Barrella, visto che dove biondeggiavano le spighe oggi risplendono gli specchi?

pannelli fotovoltaici

Ettari di pannelli fotovoltaici ricoprono la collina; dove un tempo c'erano le antiche strade che conducevano alla grancia basiliana oggi le ruspe hanno spianato il terreno per far posto alla produzione di energia elettrica. Una collina già martoriata dalle cave, oggi diventa sterile e viene immolata in onore del progresso. Ma è veramente progresso?

Il Salento sta rinunciando alla propria storia, al turismo, alla qualità del proprio territorio per produrre energia da fonti rinnovabili; perché, allora, a Brindisi ci sono anche due centrali a carbone? E perché queste centrali aumentano la produzione da fonte fossile proporzionalmente alla produzione di energia da fonte rinnovabile?

La Puglia è seconda solo alla Lombardia e, da sola, produce quasi quanto l'intera Italia centrale: perché mai, in Salento, sono stati individuati ben due siti per l'installazione di una centrale nucleare?

Alla fine della loro vita, cosa succederà per questi pannelli? Come saranno smaltiti e, soprattutto, saranno davvero smaltiti o rimarranno al loro posto senza che nessuno se ne curi più?

E cosa succederà al terreno? Sembra che per impedire che l'erba cresca, si provveda ad irrorare il terreno con forti diserbanti. Se davvero è così, cosa ne sarà dell'acqua in falda? E dell'ambiente?

Agricoltori con pochi scrupoli hanno divelto i vigneti per coltivare pannelli. Faranno la stessa cosa con gli ulivi secolari?

E così con le acciaierie del tarantino, le raffinerie di Taranto, il petrolchimico di Brindisi, due centrali a carbone, potenzialmente due centrali nucleari, i terreni agricoli trasformati in campi fotovoltaici ed i parchi eolici, quanto ci sta costando la strada del progresso?


Documento scritto e/o curato da Franco
Data pubblicazione: 25/01/2010 (18:26)
Ultimo aggiornamento: 11/01/2012 (15:57)


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