Casarano: un incendio di vaste proporzioni nella zona della discarica delle acque reflue che i casaranesi chiamano, amichevolmente, la ora |
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Casarano in fiamme |
Tags/parole chiave: incendio • vora • casarano • depuratore
No, non si tratta della riedizione di un qualche poema epico in chiave sud-salentina, ma di un problema che ha colpito un'area di Casarano: un incendio di vaste proporzioni nella zona della discarica delle acque reflue che i casaranesi chiamano, “amichevolmente” “la ora”.
Permettete l'uso dell'avverbio “amichevolmente”: è usato in considerazione del fatto che, nella mente di qualcuno, quella zona era un'area umida da tutelare e diventata -suo malgrado- luogo di riposo di volatili migratori di varia specie.
Lasciando perdere questi inutili “romanticismi”, l'area in questione insiste nel luogo dove è stato costruito sul finire degli anni settanta (e -forse- da allora privo di adeguata manutenzione) un depuratore e su un luogo divenuto acquitrinoso a seguito degli sversamenti. Un'area venuta alla ribalta della cronaca recente a seguito del desiderio dell'ultima amministrazione comunale di Casarano di riversarne il contenuto nel vicino canale dei Samari che “sfocia” in agro del comune di Gallipoli, a poca distanza dalle spiagge della Baia Verde. Inutile dire che questa intenzione ha fatto insorgere una querelle senza precedenti con l'amministrazione Gallipolina.
Ma veniamo al punto. A distanza di un anno esatto, quasi ci fosse un qualche congegno “ad orologeria”, la vora, brucia; è accaduto l'anno scorso, 2010, esattamente dopo il 10 di agosto. Misteriosamente, questo “orologio” dispettoso ha fatto si che, nei primi giorni della seconda decade di Agosto 2011, l'area bruciasse di nuovo, ammorbando l'aria di un denso fumo che il vento di maestrale ha tenuto lontano dal centro di Casarano, a discapito, però, dei paesi viciniori.
Ma cosa può bruciare in una discarica di liquami -si spera- opportunamente depurati? Ma, soprattutto, cosa può bruciare per sette giorni e richiedere l'impiego dei canadair, dei vigili del fuoco, dei volontari della protezione civile e tale da far chiudere al traffico la strada comunale tra Casarano e Taviano? A distanza di alcuni giorni resta ancora un mistero.
Ciò che si sa è che nel momento di massimo sviluppo dell'incendio, era possibile vedere ben due colonne di fumo alzarsi dall'area, di cui una nera, ed un odore pestilenziale di corno bruciato e plastica denunciava che, a finire tra le fiamme, c'erano -probabilmente- del materiale organico (ma cosa? Scarti di pellame? Carcasse di animali?) e del materiale plastico il cui incenerimento è estremamente pericoloso, visto che è in grado di liberare nell'aria grandi quantità di sostanze tossiche e cancerogene, tra cui diossine e cianuri. Sostanze che coloro che sono stati a diretto contatto con i fumi (perché abitanti nelle campagne circostanti l'area o nei comuni a sud di essa) hanno -di conseguenza- respirato.
A sentir la “vox populi” sembrerebbe che l'incendio abbia avuto origini dolose, favorito dal forte vento di maestrale, e ad essere interessata sembrerebbe essere stata, in primo luogo, una discarica abusiva (e questo giustificherebbe il puzzo ammorbante di plastica bruciata).
Ciò che sconforta è che, nonostante il lavoro di giorni dei vigili del fuoco e dei volontari, l'area fumava ancora dopo una settimana; da un rapido sopralluogo, sembravano essere state interessate sia l'area recintata a destra della strada (percorrendola verso Taviano), sia la parte a sinistra (la “zona umida”, per intenderci). Qui sorge spontanea un'altra domanda: come ha fatto l'incendio a interessare le due aree separate dalla strada ed a lasciare questa intatta?
Per domare l'incendio è stato necessario tagliare gli alberi che erano stati piantumati sul bordo stradale che a quel punto erano diventati estremamente pericolosi. Inutile dire che ad essere stati interessati dall'incendio sono stati anche alcuni alberi di ulivo secolari ed un vigneto alla cui salute non ha giovato l'incendio.
A prescindere dalle domande che -probabilmente- non avranno una risposta (come già per l'evento di un anno fa), resta da sottolineare il degrado dell'ambiente in cui viviamo, fatto di discariche, di montagne di rifiuti e di gente che “per far pulizia” da` fuoco a ciò che trova, credendo ancora, come gli antichi, nella funzione purificatrice del fuoco. In questo periodo di “fughe di cervelli” non ci si deve meravigliare, visto che ciò che resta sono altre parti del corpo.
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