Oliveti in pericolo |
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Se possiamo eleggere un albero a simbolo del Salento, certamente questo è l'olivo. Tra l'altro, la sua figura già fa bella mostra di se nello stemma regionale, dove adorna uno scudo ottagono su fondo azzurro.
Tuttavia, l'araldica pugliese ci interessa poco ed il nostro desiderio è ricalcare questo simbolo e cercare di fissare nella nostra mente la sua presenza nelle nostre campagne. Non c'è angolo della Penisola Salentina che non mostri un ciuffo del suo cupo verde; non c'è luogo dove il suo tronco contorto non renda interessante il passo di colui che si avventura tra le stradine di campagna.
Nel corso dei secoli gli oliveti hanno sottratto, lentamente ed inesorabilmente, la terra sotto le radici delle querce e della macchia mediterranea. Era, comunque, un'opera sistematica ed utile, portata a compimento dal lavoro di generazioni e generazioni di contadini che, con conoscenze mediterranee, hanno selezionato le piante e praticato innesti che potessero combinare le caratteristiche selvatiche degli olivastri con la produttività di alcune particolari varianti di alberi di olvivo.
E ci fu un tempo in cui la ricchezza si misurava in alberi di ulivo posseduti... ma ora le cose stanno diversamente
Ora gli alberi secolari sembrano essere una scomoda presenza per molti. Oggi sembrano rappresentare un blocco al falso sviluppo. Si distruggono oliveti e campagne fertili per fare inutili nastri d'asfalto dove correranno automobili che avranno una vita sempre più difficile a causa del caro petrolio. Si distruggono oliveti per creare nuovi quartieri con tante nuove case per una popolazione che, pur invecchiando, non cresce. Ed infine, si distruggono gli olivi secolari per creare voraggini immense per l'estrazione di argilla e calcarenite!
La notizia ha dell'incredibile: in un periodo in cui si dovrebbe tutelare il territorio e cercare di evitare gli errori degli ultimi decenni del secolo scorso, la nostra regione ha dato l'autorizzazione all'espianto di oltre 700 alberi di olivo secolari per la trasformazione di una vasta area in cava di argilla.
E tutto questo nel comune di Cutrofiano che -e non si può biasimarlo- oggi è in rivolta.
Ma questo massacro storico ed ecologico stride con la recente legislazione pugliese che ha emanato apposite regolamentazioni in merito.
Per fortuna si sono mossi in molti, richiedendo al TAR di pronunciarsi sulla questione. Da parte nostra, si spera che qualsiasi decisione venga presa, siano tenute in adeguata considerazione le esigenze delle generazioni future alle quali non possiamo lasciare una Terra con inutili strisce d'asfalto, cave trasformate in enormi pattumiere, ecomostri fronte mare ed un territorio sempre più alla mercé di una desertificazione che avanza.
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