24 nuove concessioni e tanti permessi per nuove trivellazione che interesserebbero il Mare Adriatico, lo Ionio ed il Mare di Sicilia per una superficie di ben 11.000 kmq. |
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Tags/parole chiave: petrolio • pozzi • idrocarburi • trivellazione • mediterraneo • mare ionio • adriatico
Il presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, sospende le esplorazioni previste al largo dell'Alaska nei mari di Chikchi e di Beaufort ed ha cancellato il rilascio di concessioni al largo della Virginia e il rilascio previsto in agosto di una concessione per l'esplorazione nel Golfo del Messico occidentale: «Ero sicuro che le compagnie petrolifere e coloro che operano in questo settore fossero in grado di poter gestire lo scenario peggiore - ha detto ancora il presidente durante la conferenza stampa - ora purtroppo sappiamo che non è vero. Gli incidenti possono capitare, ma non è ammissibile pensare che possano passare dei mesi prima di arrivare a una soluzione. Forse due o tre giorni, ma mesi! Fino a quando non avrò garanzie adeguate non andremo avanti». Articolo Ilsole24ore
Mentre oltre oceano accade tutto questo,l'Italia che fa?
Sono di questi giorni le notizie in cui le Associazioni ambientaliste, Legambiente e Greenpeace in testa, denunciano 24 nuove concessioni e tanti permessi per nuove trivellazione nel nostro mare.
Questi argomenti (trivellazioni e petrolio) ci riportano subito alla mente la catastrofe ambientale che ha interessato il Golfo del Messico e la famosa “macchia nera” che ha visto protagonista la British Petroleum (BP per gli amici...), che -dopo oltre due mesi dall'incidente e dopo innumerevoli tentativi- non è riuscita ad arginare il problema e a risolvere e fronteggiare il danno provocato al mondo.
Secondo il rapporto di Legambiente molte società hanno avanzato la richiesta di effettuare delle ricerche e, in alcuni casi, sono stati concessi i permessi nonostante si trattasse di aree di elevato pregio ambientale, da tenere in considerazione e proteggere.
Si tratta di 24 concessioni che interesserebbero il Mare Adriatico, lo Ionio ed il Mare di Sicilia per una superficie di ben 11.000 kmq.
I luoghi scelti per la ricerca dell'oro nero sono la costa tra le Marche e l’Abruzzo con tre concessioni, la costa pugliese tra Bari e Brindisi con due permessi di ricerca, il golfo di Taranto e il canale di Sicilia con dodici concessioni; proprio l'ultima concessione è stata data pochi giorni fa e interessa proprio il nostro mare.
Secondo quanto pubblicato dall'ANSA in un'intervista a Alessandro Gianni, direttore delle Campagne di Greenpeace che spiega il motivo di questo incremento di richieste: «Sappiamo tutti perché proprio in Italia c'é questo interesse per le trivellazioni offshore: le royalties da pagare allo Stato sono del 4 per cento e non del 30-50 per cento come per altri Paesi - spiega Alessandro Gianni, direttore delle Campagne di Greenpeace. - Inoltre, non si paga alcuna imposta per i primi 300.000 barili di petrolio all'anno: oltre 800 barili (o 50.000 litri) di petrolio gratis al giorno!''. ''Le attività esplorative sono effettuate o richieste da imprese ben note, come ENI, EDISON e SHELL, ma anche - sottolinea Gianni - da imprese minuscole, anche con soli 10.000 euro di capitale sociale: in caso di incidente non potrebbero noleggiare nessun mezzo idoneo a raccogliere il petrolio».
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