Rifiuti tossici nel territorio salentino e nei pressi di Casarano. possibile che, in tanti anni, nessuno si sia mai accorto di nulla? come mai si è aspettato quasi 20 anni per cominciare a preoccuparsi? Chi ha sentito le testimonianze dei pentiti, non poteva allarmarsi ed intervenire prima?
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Rifiuti pericolosi

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Rifiuti pericolosi a Casarano e nel Salento

scorie nucleari

Il desiderio dell'Italia era avere "il posto al sole"; con questo grido, in epoca fascista, si partì alla conquista dell'Africa. Poi venne la guerra, la sconfitta e di colonie non se ne parlò più.

Poi qualcuno si accorse che il posto al sole lo aveva in casa e cominciò a trattare da colonia il meridione d'Italia; una colonia proprio dietro l'angolo, senza neanche andare in Africa. E che ci fai con una colonia? Beh, ci metti quello che non vuoi in casa tua, i rifiuti "scomodi", per esempio.

In questi ultimi giorni non si fa altro che parlare di rifiuti tossici e pericolosi, fanghi industriali e liquami, sepolti in terreni dell'Italia meridionale, provenienti dal "virtuoso" nord Italia e, addirittura, da paesi Europei che hanno approfittato della situazione, grazie all'intervento di persone con pochi scrupoli. Una colonia pan-europea, per intenderci...

Di bombe ecologiche, alquanto preoccupanti, nel nostro meridione ce ne sono abbastanza, a cominciare dalla nostra bella ILVA nel tarantino che, con l'appoggio della politica, avvelena da anni, per il mero profitto personale di imprenditori finalmente smascherati dalla magistratura, intere popolazioni, tenute sotto scacco per la conservazione del posto di lavoro.

In questi giorni, al problema ILVA, si vanno ad aggiungere le dichiarazione di due pentiti (uno della camorra ed uno della SCU) che hanno afffermato che nel meridione d'Italia e, per quanto riguarda la Puglia, nel Salento sono stati sepolti rifiuti pericolosi di provenienza europea; il territorio interessato sarebbe così ampio da renderne impossibile effettuare una bonifica.

Ed una parte abbondante sembra sia seppellita proprio nelle campagne circostanti la nostra Casarano! Come riportato nell'articolo della Gazzetta del mezzogiorno.

casarano mappa satellitare

Il territorio di Casarano non è particolarmente ampio ed è, anzi, particolarmente urbanizzato. Guardando la mappa di Casarano da  Google Maps non appaiono tante aree che potrebbero essere interessate; oggi ci sono costruzioni ovunque, uliveti secolari, vigneti. Tuttavia, uno dei posti adeguato allo scopo potrebbe essere l'area dove c'è oggi il depuratore, la cosiddetta "Vora", luogo che qualche anno fa fu interessato da uno strano incendio estivo (una zona molto umida che per giorni andò a fuoco) il cui odore nauseabondo si continuò a sentire per settimane -correva l'anno 2010. Da lacuni anni alcuni cartelli vietano l'emungimento delle acque per qualsiasi scopo...

Ma altre aree potrebbero essere interessate un po' ovunque nel circondario... Ma il dubbio resta: possibile che, in tanti anni, nessuno si sia mai accorto di nulla? Siamo in un incunbo, in un brutto sogno da cui tutti noi vorremmo svegliaci al più presto.

Ciò che lascia perplessi è che durante le loro dichiarazioni, i pentiti non abbiano indicato i luoghi esatti dove questi rifiuti sono stati interrati; ma la domanda è un'altra: come mai si è aspettato quasi 20 anni per cominciare a preoccuparsi? Chi ha sentito le testimonianze dei pentiti, non poteva allarmarsi ed intervenire prima?

Ah, forse perché "il territorio interessato sarebbe così ampio da renderne impossibile effettuare una bonifica"? Quindi, se è impossibile bonificarlo, perché preoccuparsene? Se il nord ci consegna i suoi rifiuti perché non li abbiamo restituiti al mittente scovando e facendo pagare coloro che se ne sono così bellamente liberati?

Un'intervista sull'aumento dei tumori a Lecce

Riportiamo l'intervista integrale pubblicata sulla rivista Scienza in rete lo scorso 23 febbraio 2013 a firma dalla Giornalista Milly Barba al prof Giovanni Serravezza (LILT, Lega Italiana Lotta contro i Tumori – Lecce) sul motivo per cui a lecce in base al rapporto sui casi di tumori ci sono più casi di tumore rispetto al Territorio di Taranto.

Paradosso di Lecce: tasso di mortalità oncologica più elevato in Salento che a Taranto. Intervista a Giuseppe Serravezza (LILT, Lega Italiana Lotta contro i Tumori - Lecce) di Milly Barba

Quali sono le ragioni del paradosso di Lecce?
L’Ilva, distante 100 chilometri dalla città salentina, è realmente la causa del tasso di mortalità oncologica più elevato rispetto a Taranto? Lo abbiamo chiesto a Giuseppe Serravezza, presidente della LILT di Lecce

Da quanto tempo siete a conoscenza del paradosso di Lecce?
Dal 1994, quando nell’ambito di uno studio di fattibilità condotto dal dirigente dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato, confrontammo i tassi di mortalità di Lecce, Brindisi e Taranto. Da Lecce attendevamo dati migliori, ma la mortalità per cancro risultò nettamente più elevata.

Esattamente di cosa si muore a Lecce?
Siamo i primi in Italia per tasso di mortalità dovuto al cancro al polmone. Sono presenti alti livelli di mortalità anche per il tumore della vescica e i tumori del sangue (come le leucemie). Inoltre dal 1990 al 2009 la mortalità per cancro globale è stata dell’11% superiore rispetto a quella attesa dalla media pugliese.

Se le malattie descritte sono implicate anche nella contaminazione ambientale dell'Ilva, perché a Lecce si muore più che a Taranto?
Il problema che affligge il Salento non è solo l’Ilva. Prima di guardare ai “topolini”, però, occorre preoccuparsi degli “elefanti”. Un altro grande problema è stato il Petrolchimico di Brindisi e, tutt’oggi, la Centrale termoelettrica di Cerano è la diciottesima peggior centrale d’Europa in termini di emissioni di CO2  e di altri agenti inquinanti. Gli studi condotti sui venti chiamano in causa proprio l’Ilva e Cerano.

La teoria dei venti quindi è attendibile?
Sì. Gli studi eseguiti da Cristina Mangia del CNR imputano agli spostamenti d’aria l’inquinamento a sud di Cerano. Inoltre particelle precedentemente marcate, emesse dall’Ilva, sono state rilevate 160 chilometri a sud. Per tre quarti della giornata i venti che interessano le nostre zone spirano da nord verso Lecce.

Sono state avanzate altre ipotesi per spiegare l’elevato tasso di mortalità in Salento?
Molte ipotesi. Perché oltre all’Ilva e a Cerano in Salento ci sono tanti “cerini”. Situazioni critiche sono emerse quando si è andato a vedere dove si addensano i casi di tumore ai polmoni. Un esempio è la Coopersalento, il sansificio di Maglie, nella cui area numerose persone sono state colpite da questo tipo di cancro.

In Salento, fino dieci anni fa, era diffusa la coltivazione e lavorazione del tabacco. Esiste un legame effettivo con l’incremento di neoplasie polmonari?
Da tempo non ci sono più tabacchificii né coltivazioni ma, circa trent’anni fa, ho riscontrato dei casi in donne anziane. Erano“ex-tabacchine”, avevano lavorato le foglie per anni. Fu insolito per l’epoca. Oggi questi tumori sono imputabili principalmente all’uso di tabacco, in Salento come altrove. Mi sono battuto affinché si capissero gli effetti del fumo, ma non può essere questa la causa del paradosso di Lecce, o almeno non l’unica.

Si può imputare l’eccesso di morti per tumore polmonare alla presenza di radon in Puglia?
Il ruolo del radon è codificato. È la prima causa di tumore al polmone in soggetti non fumatori e la seconda nei fumatori. Il Salento non è stato ritenuto un’area ad alto rischio, tuttavia negli ultimi anni si stanno rivedendo queste posizioni. Attualmente non esistono prove di un particolare stato di emergenza.

Alla fine quale idea si è fatto sulla causa reale del paradosso di Lecce?
Questa è una domanda difficile. Il cancro è una malattia multifattoriale per eccellenza. È arduo trovare la “pistola fumante” che chiarisca definitivamente la correlazione fra l'eccesso di tumori e una sola causa ambientale, o di altro genere. Sappiamo che, dove sono cambiati i modelli di sviluppo e gli stili di vita è mutata l’epidemiologia dei tumori. A Londra, per esempio, si registra da dieci anni una riduzione dei casi dell’1,5 % l’anno, in controtendenza con quanto accade nel Sud Italia. Ciò non è determinato da una migliore offerta di cura: la gente si ammala di meno. Non esiste un’unica causa, ma una serie di concause e problemi da risolvere con estrema urgenza.


Documento scritto e/o curato da Beatrice
Data pubblicazione: 06/11/2013 (12:37)
Ultimo aggiornamento: 22/11/2017 (15:47)


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