Quasi dieci anni di Linux |
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Ricordo ancora quella mattina d'inverno di quasi 10 anni fa. Sembrava volesse piovere ma, per tutta la giornata, ci accompagnò un tempo nuvolo e abbastanza freddo.
Eravamo, insieme ad alcuni amici, tra gli stand della fiera del Radioamatore di Castellana Grotte, a mettere il naso tra ricetrasmettitori nuovi e usati quando, tra i vari materiali, notai il pacco incelofanato del nuovo sistema operativo per PC: Linux!
Era l'offerta fiera: solo 59.000 lire per portarsi a casa la nuovissima versione di SUSE Linux 6.0 con kernel 2.0.36. Ben 5 CD con a corredo un completo manuale in Italiano.
Inutile dire che non rifiutai l'offerta. In quegli anni solo pochissimi fortunati potevano scaricare da Internet i 5 CD del sistema e procedere all'installazione prima del sopraggiungere dell'età pensionabile.
Con molta probabilità, fu una delle prime installazioni di Linux su un PC casalingo nella mia cittadina e lo ritengo un grande successo per quel sistema che, ancora con una versione la cui usabilità era ben lontana da quella delle distribuzioni attuali, cominciava a fare capolino su hardware dove, nel bene o nel male, c'era stato solo del software proprietario.
Da quegli ultimi anni di fine millennio, Linux è cresciuto tantissimo, sino a cominciare a far paura alle grandi multinazionali del software ed è diventato bandiera di libertà: non ci sono licenze da pagare, non ci sono limiti imposti e, soprattutto, non è necessario un super computer nuovo di pacca per farlo funzionare.
Anzi, un Personal Computer vecchio e stanco è più che sufficiente per farlo funzionare in maniera più che degna. Per questo, oltre che il terrore dei mercanti di software, Linux sta diventando, ora più che mai, il terrore dei venditori di hardware. Mi chiedo e Vi chiedo: chi cambierebbe il proprio computer se questo non divenisse lento con il passare di pochi mesi? Probabilmente nessuno!
Ad oggi non provo alcun rimpianto per le ore spese a comprendere il funzionamento del software Pinguino: sono state ore (e, spesso, giorni) dedicati allo studio del funzionamento di un sistema informatico professionale, libero e dove le informazioni disponibili in Rete sono più che abbondanti. E' stato proprio grazie a quella vecchia versione di SUSE che oggi Japigia può contare su diversi server basati, solo e soltanto, su Linux.
Anzi, proprio in questi giorni, abbiamo completato una prima parte di configurazione e migrazione su un nuovo server: un bellissimo dual core con un fiammante Linux Slackware 12.0 a bordo, ospitato in un datacenter molto lontano dal nostro Salento.
Linux funziona sempre. Punto. Si ferma solo in caso di gravi guasti hardware ed alcuni settori difettosi sul disco non sono tra questi. Anzi, in più di un'occasione, dopo che il sistema è partito, il danno al disco è stato rilevato nei log ma la macchina ha continuato a lavorare senza batter ciglio!
Non esiste il motivo per cui una cosa non debba funzionare: non esistono strani riti propiziatori da fare prima dell'installazione di qualcosa. Se non funziona, c'è sempre un perché, rigorosamente annotato nei diari di bordo.
Non esistono virus o, per lo meno, programmi che possano rappresentare un pericolo: un'installazione fatta a dovere non viene minimamente coinvolta nelle porcherie che rendono difficile la vita al software proprietario.
La sicurezza è certamente un grande aiuto. Pensate: il cuore di Linux viene utilizzato per creare dei muri impenetrabili tra la nostra rete e l'inferno di Internet. Il suo cuore -il Kernel- è provvisto di tutto ciò che serve per alzare queste difese. Basta un solo comando, iptables, ed il gioco è fatto!
Non esiste un solo sistema desktop: ne esistono tanti, ognuno con caratteristiche uniche. Allo stesso modo esistono un'infinità di temi da applicare ai vari sistemi desktop: ogni utente può personalizzare il proprio sistema sino a livelli incredibili.
Non si blocca mai. Si, certo, un programma può crashare... Ma il sistema, in quanto tale, continua la sua strada, imperterrito, come se nulla fosse successo.
Gli aggiornamenti di sicurezza sono lasciati all'utente. L'utente, anche non molto esperto, può decidere cosa, come e quando installarlo o aggiornarlo. Non c'è un registro di sistema che si riempie o si sporca e, dopo aver disinstallato un programma, di questo non resta nulla.
E, infine, come non parlare della ricompilazione del kernel? Questa operazione, normalmente eseguita nella massima segretezza e sicurezza nelle sedi delle software house, è stata portata a casa di qualsiasi utente che può, con grande semplicità, creare un cuore per il proprio sistema, il più adatto alle esigenze del proprio hardware! E proprio questa operazione è la più incredibile di tutte, impensabile sino a pochi anni fa, quando il software libero non era così diffuso.
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