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DDL sulle intercettazioni

legge e internet

L'articolo 21 della Costituzione Italiana recita:
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione". Ed, inoltre: “La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili. In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'Autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'Autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto. La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica. Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.

Da qualche giorno invece questo articolo in parte non ha più valore, o non viene tenuto, dai nostri politici, nella considerazione con cui dovrebbe. Per questo motivo, Wikipedia, l'enciclopedia libera nella sua versione italiana, probabilmente uno dei siti più cliccati ed utilizzati dagli utenti italiani della Rete, potrebbe essere chiusa.

La motivazione? Wikipedia è un'enciclopedia libera aggiornata e integrata costantemente con nuove informazioni da utenti registrati e per chi effettua le ricerche in rete è l'unico punto di riferimento. E` un ottimo strumento, aggiornato costantemente e, soprattutto indipendente. Purtroppo, come spesso accade in Italia, se qualcosa va bene bisogna fare in modo che le cose cambino... Ed ecco subito trovato il modo.

A mettere a rischio la libera enciclopedia, ma anche tutti i blog e tutti i siti Internet, è il comma 29 del famigerato DDL sulle intercettazioni. Il decreto, all'articolo, recita: «Per le trasmissioni radiofoniche o televisive, le dichiarazioni o le rettifiche sono effettuate ai sensi dell’articolo 32 del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177. Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono»; ciò significa “l'obbligo per tutti i siti web di pubblicare, entro 48 ore dalla richiesta e senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che il richiedente giudichi lesivo della propria immagine.”

Volendo, integralmente, parafrasare il comunicato di Wikipedia, avremo: " Quindi, in base al comma 29, chiunque si sentirà offeso da un contenuto presente su un blog, su una testata giornalistica on-line e, molto probabilmente, anche qui su Wikipedia, potrà arrogarsi il diritto - indipendentemente dalla veridicità delle informazioni ritenute offensive - di chiedere l'introduzione di una "rettifica", volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche a dispetto delle fonti presenti."

Ovvero se sulle pagine viene fatto un aggiornamento che riguarda una persona e a questa non piace può chiedere che l'informazione sia modificata a suo piacimento, nonostante la veridicità delle informazioni pubblicate.

Vista la presenza di adeguati e collaudati strumenti di legge (esiste, in Italia, il reato di diffamazione), l'articolo appare inutile; diviene meno inutile se, invece, rappresenta uno strumento "veloce" per accedere alla modifica o alla censura di un sito o una testata "irriverente" senza adire le consuete vie legali ma, semplicemente con la minaccia. In questo modo, non ci sarebbe più bisogno di "far causa" al diffamatore ma, semplicemente gli si darebbe "la propria versione dei fatti" e, se il malcapitato non  ottempera, è facile ottenere sanzioni alle quali il titolare del sito o della testa dovrebbe far fronte. Questo sembrerebbe capovolgere l'attuale andamento legislativo...

Per una giusta informazione è giusto che ci sia il diritto di replica ma eliminare quanto pubblicato precedentemente con un nuovo documento scritto da chi ne fa richiesta sembra -effettivamente- un limite alla libertà sancita dall'articolo 21 della costituzione.

C'è da solo augurarsi che questa legge sia dichiarata incostituzionale.

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Documento scritto e/o curato da Beatrice
Data pubblicazione: 05/10/2011 (10:40)
Ultimo aggiornamento: 02/12/2017 (09:16)


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