Nel Salento, in provincia di Lecce, esiste un paese, Poggiardo, - che con la frazione di Vaste conta poco più di 6000 abitanti che rappresenta, dal punto di vista culturale e della tutela del territorio, un esempio da imitare nella salvaguardia dell'ambiente, delle tradizioni e della cultura, pertanto un atto vandalico compiuto ai suoi danni, da balordi, non può diventare un elemento di giudizio per un lavoro che dura da decenni. |
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Poggiardo e la cultura |
Tags/parole chiave: poggiardo • vaste • museo archeologico • baxta • parco dei guerrieri • messapi
Nel Salento, in provincia di Lecce, esiste un paese, Poggiardo, - che con la frazione di Vaste conta poco più di 6000 abitanti – che rappresenta, dal punto di vista culturale e della tutela del territorio, un esempio da imitare nella salvaguardia dell'ambiente, delle tradizioni e della cultura.
Molteplici sono le iniziative curate dall'Amministrazione Comunale che da quasi 20 anni è impegnata nel recupero e nella tutela di alcuni siti di interesse storico e paesaggistico, riuscendo -nel contempo- a creare un indotto socio-economico capace di affrontare l'attuale crisi.
Tutto ebbe inizio una ventina di anni fa, con l'istituzione di un Parco archeologico messapico con annesso un museo a Vaste. Il parco, che prese il nome di “Parco dei Guerrieri” fu una delle prime realtà del genere a vedere la luce, grazie alla lungimiranza degli amministratori locali, al coinvolgimento della realtà locale e dell'Università Salentina; è stato così che il comune ha messo a frutto quell'ingente patrimonio che era andato acquisendo sin dalla fine degli anni '80. Un patrimonio costituito in gran parte dall'area di insediamento dell'antico centro messapico di Baxta che, in questo modo, veniva sottratto alle mire speculative ed all'urbanizzazione selvaggia, tutelando, per le future generazioni, un patrimonio ricco di storia e di cultura.
E così, mentre per molte realtà comunali la storia era un peso e la collaborazione con le università e le soprintendenze per i beni archeologici, invece, qualcosa di esoterico, per il piccolo comune di Poggiardo è divenuta realtà: ne sono scaturiti progetti innovativi che hanno attinto le risorse messe a disposizione dalla finanza pubblica, volti a rendere fruibili al pubblico le aree riqualificate e, nello stesso tempo, a preservarle e manutenerle.
Non progetti inutili e fini a se stessi, quindi: in questi anni tutti i progetti hanno avuto seguito e l'esperienza accumulata dagli amministratori è servita da sprone anche ad altri comuni vicini che non hanno tardato a seguirne l'esempio.
Purtroppo, però, come spesso avviene, capita che “qualcuno” si sforzi di vedere il bruscolino che il vento porta nell'occhio di qualcuno altro, mancando di sentire la trave nel proprio; il vento di cui parliamo è stato quello di un atto vandalico compiuto da balordi ai danni del Parco Archeologico dei Guerrieri di Vaste. Un atto stupido, insano, immotivato: sul finire dell'estate, infatti, ignoti piromani danno alle fiamme una delle torri di legno costruite sui resti dell'antica recinzione messapica.
L'evento, anziché destare l'attenzione dei media verso un atto scellerato e sollecitare l'indignazione dell'opinione pubblica per la distruzione di un bene comune, veniva travisato diventando simbolicamente l'emblema dell'incuria della comunità di Poggiardo nei confronti del patrimonio comune e della cultura! Addirittura, i media, divenuti stranamente e improvvisamente attenti, usavano questo vandalico gesto come indice del degrado di una intera comunità!
Ed in un periodo in cui poche sono le cose che funzionano, è facile credere ai media. Poggiardo, però, fa eccezione a questa regola, non fosse altro per il fatto che un appassionato dei Messapi e del Salento, ma soprattutto appassionato e rispettoso della storia, deve, almeno una volta, tributare a questo luogo una visita. E la visita d'obbligo è quella al centro di Vaste con il suo museo, il tesoretto (un ritrovamento unico nel suo genere) e i reperti rinvenuti nell'area.
Ma a parte queste caratteristiche didascaliche, ciò che sorprende il visitatore del parco e del museo è la perfetta organizzazione, lo scrupolo con cui tutto è messo insieme e l'attenzione che la cultura sia fruibile ed in grado di sensibilizzare i meno attenti... ed ecco che gli antichi Messapi diventano il volano di un'economia che altrove non trova terreno così fertile. Alla cultura si aggiungono ristoranti, hotel, strutture ricettive di ogni genere, punti di ritrovo per giovani che fanno di Poggiardo e Vaste un luogo di richiamo per la costa e per i paesi del circondario.
Il piccolo centro salentino e la sua frazione diventano meta e luogo d'incontro di visitatori che giungono qui per i più diversi motivi: per conoscere i Messapi, per il turismo religioso (Vaste ha dato i natali a tre Santi Martiri venerati in Sicilia: Alfio, Filadelfo e Cirino) e per la sua “movida”, per la sagra della Trozzella. E tutto questo non si limita ai soli mesi estivi: per tutto l'anno, infatti, il tessuto economico della cittadina lavora con il turismo e per il turismo, riuscendo a fare ciò che altri centri conservano solo come un desiderio: destagionalizzare!
Non nascondo che Poggiardo è stata spesso la meta delle mie visite alla scoperta dei Messapi; in una di queste, ormai diversi anni or sono, ebbi modo di conoscere Pasquale Urso, responsabile della cooperativa che da anni cura parco e museo, abile cicerone, conducendoci alla scoperta delle antichità del territorio vastese, tra cui la famosa cripta bizantina dei Santi Stefani. Quando ho letto di “degrado a Poggiardo” non ho resistito alla tentazione di comprenderne il motivo ed ho chiesto un incontro, convinta che -probabilmente- una simile notizia fosse dovuta ad un evidente “cambio di gestione”.
Ma non c'era stato nessun cambio di gestione, evidentemente mi sbagliavo: tutto andava per il meglio e, se non fosse stato per quell'atto insano ed ingiustificato, non ci sarebbe stato neanche nessun clamore. È stato lo stesso Pasquale Urso a confermarcelo e, insieme a lui a confermarcelo, c'era anche il sindaco di Poggiardo, Silvio Maria Astore.
Entrambi sono apparsi comprensibilmente amareggiati: quelle informazioni che erano giunte a me avevano letteralmente gettato nel fango un lavoro lungo decenni. Informazioni imprecise, date con estrema leggerezza. Nelle parole del Sindaco, l'amarezza ha lasciato presto il posto ad una preoccupante “non vorrei” -dice- “che i media esaltassero le negatività solo perché fanno più audience; invece di dire la verità ed esaltare gli sforzi di chi lavora, sottolineano i gesti incivili che in tal modo vengono amplificati, oscurando tutto quello che di buono in questi anni si è fatto, procurando -di fatto- un danno all'immagine di una intera comunità”.
Ed a pensarci bene è l'intera comunità a perderci. Una banale notizia di un incendio provocato da ignoti balordi ad un bene pubblico (la ricostruzione in legno di una torre messapica), per la quale è inevitabilmente scattata denuncia presso l'autorità giudiziaria e per la quale sono ancora in corso le indagini che hanno impedito la ricostruzione del bene, diventa elemento di giudizio nei confronti dell'operato di tante persone che hanno unito i propri sforzi per creare elementi di sviluppo sostenibile per un'intera cittadina.
Ma, a questo punto, è interessante vedere i punti focali di questo sviluppo, per niente frenato da un atto vandalico che, in sé, non può essere considerato più di un “graffio” all'attività svolta.
Dal 1996 in poi, infatti, l'amministrazione si è avvalsa della collaborazione dell'Università del Salento per lo studio attento dei luoghi; una collaborazione che ha visto impegnati i professori Francesco D'Andria (direttore della Scuola di Specializzazione di Archeologia) e Anna Trono (dipartimento dei Beni delle Arti e della Storia), la Soprintendenza dei Beni Culturali e la stessa amministrazione comunale e che può riassumersi in questi punti:
Queste sono solo alcune delle situazioni che caratterizzano la vita di questo centro del Salento; un comune che ha saputo investire nella cultura, cosa rara ai giorni nostri, considerandola un elemento trainante per l'economia del posto, una risorsa per il lavoro dei propri abitanti.
E, mentre altrove tutto questo era solo una possibilità, in questo piccolo comune delle serre salentine, è divenuto realtà; Poggiardo, quindi, è un esempio da prendere in considerazione per quanto riguarda la tutela dei beni comunali archeologici e la valorizzazione del territorio ed un atto vandalico compiuto ai suoi danni, da dei balordi, non può diventare un elemento di giudizio per un lavoro che dura da decenni.
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