Una gita a Melfi |
Tags/parole chiave: melfi • castello • museo • federico II • rapolla • appuli • dauni • reperti
Melfi è una bella cittadina della Basilicata, in provincia di Potenza. Dista poco più di 10 Km dal confine con la Terra di Puglia e le remote vicende storiche che la legarono agli Appuli ed ai Dauni prima ed ai Normanni nel medioevo la fanno sentire parte integrante della storia della nostra regione.
Non a caso, proprio a Melfi, Ruggiero d'Altavilla volle riunire tutti i grandi di Puglia per promulgare il famoso Editto di Melfi, il primo atto politico che il Normanno, appena nominato Duca di Puglia dal papa Onorio II, volle quale fondamenta del futuro stato dell'Italia Meridionale.
Appena un secolo dopo, nel 1231, un altro grande sovrano, Federico II di Svevia, avrebbe promulgato qui la costituzione del suo stato, una delle più moderne, per quei tempi! E questo avveniva in una regione dell'Italia meridionale...
Di quel lontano periodo resta, muto testimone, il poderoso castello. Sorge su un costone roccioso separato dal nucleo antico della città da uno strapiombo che si supera con facilità grazie ad un ponte che ha resistito all'onta del tempo e dei terremoti. La mole del castello è ben visibile dai paesi limitrofi, evidenziando la grandezza di coloro che lo vollero.
Ora la stanza che vide la riunione tra Ruggiero ed i grandi di Puglia e Federico II e la sua Costituzione Melfitana è stata trasformata in uno dei più bei musei Lucani; certo, anche gli abitanti di Melfi hanno dovuto lottare per tenere tra queste mura i reperti venuti alla luce nel territorio circostante che, senza la loro caparbietà, sarebbero stati spostati a Potenza!
Forse il reperto più famoso è un sarcofago romano del II secolo d.C. Si tratta di un'opera incredibile ritrovata, per caso, sulla strada per Rapolla; il suo ritrovamento confermò che, da queste parti, passavano le merci dirette a Roma tra cui, anche, le opere in marmo scolpite in oriente. Il sarcofago è conservato in una stanza che dà sulla piazza d'armi del castello, a destra del grande portone d'ingresso.
Ma molti reperti, alcuni bellissimi dell'arte fittile appula e dauna, sono conservati al primo piano del castello; si tratta di oggetti risalenti al IV-V secolo a.C., appartenenti a quella civiltà Illirica che, in epoche successive si diffuse in tutta la Puglia, partendo dalla sua parte meridionale: la nostra Japigia!
Avevano le stesse origini, infatti, gli antichi abitanti di questa parte dell'Italia Meridionale e se non proprio fratelli, almeno cugini, visto che erano venuti qui in epoche molto diverse.
Certo, rispetto ai Messapi, i Dauni davano maggiore importanza agli arredi funebri, vista la ricchezza dei reperti ritrovati qui e nei territori circostanti.
Ma tra rari e bellissimi crateri a figure rosse e tra i reperti di varia fattura, tra cui alcuni provenienti dalla lontana Etruria, ce n'era uno incredibile! Un grande vaso chiaro che, ben visibile tra gli altri, era arricchito da figure stilizzate, semplici, infantili: sembrava, infatti, fosse stato decorato da un bambino...
Incredibile! In oltre duemila anni, i bambini disegnano allo stesso modo: gambe e braccia esili, corpo triangolare e, al suo angolo superiore, un esile collo che regge la solita testolina irta di capelli!
Ammetto che era l'infanzia dell'umanità, ma non riesco a capacitarmene. Ho cercato di avere informazioni dalla guida ma, purtroppo, non ne ho avute! Sembrava quasi fuori posto, quel vaso; o, magari, serbava la terribile storia di un bimbo che, rimasto solo al mondo, ha cercato di fare ciò che facevano i grandi, lasciando un vaso fatto da lui perché servisse alla vita ultraterrena dei suoi cari...
Data pubblicazione: 31/08/2007 (09:11)
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