Notizia di oggi: il Prof. Monti ha dato il via libera alla (s)vendita del patrimonio pubblico locale. E' un affare per chi vende o per chi compra? Ma sefvirà a risolvere la crisi o è solo una cura palliativa per un malato (l'Italia) ormai terminale?
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Italia in (s)vendita

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Italia in (s)vendita

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Oggi ho percorso un po' di strada in macchina; la radio era sintonizzata sul solito canale che alterna alla musica degli anni '70 un po' di notizie. Tra le notizie, ripetute ma non approfondite, ce n'era una che ha sollecitato -non poco- la mia attenzione.

Era una di quelle notizie troppo gravi per non essere date ma, nello stesso tempo, altrettanto drammatica per essere approfondita: il governo dei professori ha dato via libera alla vendita del patrimonio pubblico locale.

Cosa significa, in sintesi?

Significherebbe che il governo, per cercare di risollevare le sorti della nazione e ridurre l'impatto del debito pubblico vorrebbe vendere gli immobili del patrimonio pubblico; molto simile a ciò che potrebbe succedere in una famiglia dove, negli anni, si è messo da parte, con il lavoro dei due coniugi un piccolo capitale che ha permesso l'acquisto di una casa in città, una al mare (o in montagna) per le vacanze, un piccolo giardino, la macchina ed altre cose che danno la sicurezza. Anche i figli, che godono di questa relativa sicurezza, frequentano scuole importanti e -naturalmente- costose.

Poi il marito ha cominciato a fare debiti, magari perché, nel frattempo, si era fatto l'amante o aveva preso a giocare, con gli amici, forse con qualche puntata interessante, per mettere un po' di pepe al nuovo passatempo.

La moglie, vistasi trascurata, ha preferito andare a fare shopping, magari anche di cose inutili, forse per far dispetto al consorte che non la guardava più con gli occhi di una volta, preso com'era da nuovi interessi...

E così fra soldi per l'amica, per la partita la sera con gli amici e lo shopping della moglie, la famiglia distrugge i risparmi di una vita. Ma non solo: quando i risparmi non bastano più, comincia ad attingere al conto in banca il cui capitale ed i relativi interessi non trovano più adeguata copertura negli introiti che la famiglia aveva.

E così per far fronte alla situazione, i coniugi decidono di far cambiare scuola ai figli: niente scuole private, elitarie e costose, ma le più economiche scuole pubbliche. Un po' di sacrifici, per i ragazzi, si sa, sono formativi... Tuttavia, il marito non rinuncia all'amica e la moglie non rinuncia ad un nuovo paio di scarpe o ad una nuova pelliccia...

Viene il momento in cui la banca chiede il rientro delle somme, tra l'altro, visto l'importo raggiunto, non più adeguatamente garantite. Qui arriva il momento cruciale: si decidere di vendere il patrimonio familiare per ripianare i debiti e cercare di mantenere il tenore di vita dopo aver tagliato l'istruzione ai figli.

Questo in sintesi quello che sta succedendo all'Italia: per un debito immane provocato da persone sbagliate al posto sbagliato sono stati distrutti capitale umano e risorse. Sono stati tagliati investimenti e futuro, per non parlare della distruzione dello stato sociale. Ma nulla è stato tagliato alle spese inutili, prevalentemente quelle della nostra politica: nessun investimento che potesse dare uno scossone e consentire la ripresa della nazione è stato fatto né sarà fatto.

Sono solo state introdotte nuove tasse ed elevate quelle esistenti; le tasse gravano prevalentemente sulle piccole aziende e sul ceto medio lasciando indenni tutti gli altri, in barba ai dettami della costituzione.

Per fare ciò che è stato fatto non serviva un governo di professori: sono convinto che un uomo qualunque, preso dalla strada, non avrebbe potuto far peggio.

Per approfondimenti rimandiamo ad un articolo de Il fatto quotidiano dal titolo: Immobili di Stato, chi ci guadagna dalla vendita?


Documento scritto e/o curato da Franco
Data pubblicazione: 14/06/2012 (22:03)
Ultimo aggiornamento: 22/11/2017 (16:10)


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