Una manovra che dovrebbe salvare l'Italia dal fallimento ma fa fallire gli Italiani. Nuove tasse e tanti tagli nella manovra del professore: a chi giova spremere gli italiani come fossero limoni?
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Bella manovra, prof!

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Professore o commissario liquidatore?

il nostro cane chiko

Ed ecco, alle porte del Natale, i primi effetti della manovra che si riassume in due parole: solo aumenti. Qualcuno potrebbe obiettare che due parole non bastano per riassumere una manovra economica così complessa. Giusta obiezione: le due parole non considerano i tagli alla spesa...

Del resto non si poteva fare altrimenti: poteri forti, a noi poco noti, vogliono il sangue degli italiani per ripianare i debiti che una piccola, impunita, minoranza si è preoccupata di fare. Purtroppo, è sin troppo facile fare una manovra che fa pagare solo e soltanto i soliti cittadini. Probabilmente anche Chiko, il mio cagnolino, avrebbe potuto far meglio: gioca a suo favore il non seguito alcun corso universitario in Italia...

A tal proposito attingo ai miei ricordi di studente per raccontarvi alcune delle nefandezze fatte dai professori di una università italiana ai danni dei soliti malcapitati studenti.

Trigonometria e funzioni

E` una storia di tanti anni fa, in questo stesso periodo. L'università cominciò tardi, a causa della mancanza di spazi sufficienti a contenere gli studenti della facoltà che, per seguire le lezioni, si dividevano in due siti nel centro della città. L'esiguità dello spazio (e dei posti a sedere) ci costringevano a seguire le lezioni in piedi mentre i più “fortunati” (in realtà coloro che abitavano nei pressi della sede e che andavano a prendere posto dalle 6,30 del mattino per loro ed i loro amici) potevano godere di un posto a sedere nei pressi della cattedra.

Primo giorno di lezione, ore 8 e 45 del mattino: il prof di matematica arriva “sparato” alla lavagna, già col gessetto in mano e senza neanche volgere un saluto nel primo giorno del nuovo anno accademico, cominciando immediatamente a parlare di trigonometria e funzioni. Poi c'erano i ben informati: “Caspita, già il primo giorno con questo: l'anno scorso ha bocciato tutto il corso perché così gli girava e, comunque, ti va bene se prendi 23... che con lui vale trenta!”.

Ho sentito parlare nuovamente di lui in questi ultimi mesi: era insieme ad altri professori della facoltà accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere, concussione, corruzione, falso e rivelazione del segreto d'ufficio. Possiamo completare la frase del collega di corso: se ti va bene prendi 23, ma se paghi prendi anche trenta!

Lei, oggi, con me l'esame non lo dà!

Era un caldo giorno di quasi estate. Una giornata di quelle che precedono le ferie estive dove proprio l'ultima cosa che hai in mente è trascorrerla in facoltà, magari anche in giacca e cravatta. Ma chi è quel folle che, col caldo ed i suoi vent'anni, indossa giacca e cravatta?

Ma quel giorno bisognava esserci, in facoltà. Era giorno d'esame. Dopo tanti rinvii, finalmente, forse, si dava il benedetto esame. E non un esame da poco: un fondamentale bello grosso, di quelli che ti portano via mesi e mesi di preparazione.

C'eravamo tutti, con i libri sul tavolo (ma che diavolo ce li portiamo a fare, i libri il giorno dell'esame?) e preoccupati. Vestiti in modo sobrio (qualcuno con una giacchetta leggera o un giubbino, altri con la fatidica cravatta), anche se il modo con cui uno studente è vestito dovrebbe inficiare poco il suo rendimento scolastico.

Finalmente il prof chiama i nomi dei primi fortunati. Si alza un ragazzo, magro, capelli ricci ed un po' lunghi, maglietta larga (o sembrava tale, visto che era tutt'ossa), pantaloni di jeans. Normale abbigliamento da universitario, se vogliamo: ne avrebbe avuto, di tempo, in futuro per mettere giacca e cravatta.

Il prof dalla cattedra, lo guarda quasi schifato... “Dove va, lei?”, gli fa. “Ehm, professore, sono Tizio, mi ha appena chiamato...” balbetta il ragazzo. Il prof lo guarda di nuovo, squadrandolo da capo a piedi, poi dice: “No, lei con me, oggi, l'esame non lo da...”

Non ricordo la reazione del ragazzo o quello che cercò di dire... Ricordo le grida del prof mentre indirizzava alcune minacce allo studente che, mesto, lasciò l'aula.

Se mi da il libro, glielo firmo...

Mi chiedevo prima il perché, durante gli esami si portino i libri dell'esame da dare. Normalmente non servono a nulla: tuttavia c'è un caso in cui il libro è richiesto.

Capita spesso che il prof scriva un libro, anche di poche pagine, che diventa parte dell'esame e che faccia delle domande sullo stesso. E` prassi degli studenti prestarsi i libri l'un l'altro, anche perché i libri costano e, dopo l'esame, non servono più. Quindi può succedere che un libro serva per più di un esame... di diversi studenti.

Ma se il libro è stato scritto dal professore con cui devi dare l'esame, l'azione di “risparmio studentesco” si traduce in un danno all'economia del prof che, in quanto tale, si inventa la soluzione: ti autografo il libro così non puoi più prestarlo ai tuoi amici e conoscenti e, se fai il furbo, ti boccio!

In conclusione...

Mi fermo solo a tre eventi avvenuti durante la mia carriera universitaria: ritengo, però, siano particolarmente significativi per comprendere un po' la categoria delle persone che dovrebbero formare le nuove classi dirigenti. Probabilmente, non è un caso se, a livello mondiale, nessuna nostra università figura tra le prime 200 migliori al mondo ed ora dei professori vorrebbero salvare il nostro paese. Staremo a vedere e pagheremo, a caro prezzo, il risanamento e l'incapacità altrui.


Documento scritto e/o curato da Franco
Data pubblicazione: 09/12/2011 (16:10)
Ultimo aggiornamento: 31/08/2012 (12:55)


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