La Notte della Taranta una festa nazional-popolare con frotte di pubblico provenienti da ogni parte d'Italia, attirati e pizzicati da questa taranta tutta salentina
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La notte della Taranta

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27 agosto 2011 La Notte della Taranta

Conclude quasi l'estate salentina questo ultimo fine settimana di Agosto e, con lui, la “Notte della Taranta” evento simbolo, da alcuni anni, della nostra Terra e delle nostre tradizioni, per lungo tempo ripudiate e nascoste quasi fossero qualcosa di cui vergognarsi.

la notte della taranta

Ed è cresciuto, questo evento, in quattordici, lunghi, anni. L'ultima volta che si andò a vederlo era l'alba del nuovo millennio; la manifestazione si teneva ancora nella piazza centrale del paese, quella dove ci sono i portici e la chiesa di San Giorgio. La piazza era -allora come adesso- gremita ma, permettetemi, molto, molto più pacata.

In questi anni è diventata una festa che definirei “nazional-popolare” con frotte di pubblico provenienti da ogni parte d'Italia, attirati e “pizzicati” da questa taranta tutta salentina. Un mix perfetto, costituito da parti uguali di festa patronale, sagra di paese, concerto pop, cori da stadio e rave party, con un retrogusto -fortunatamente- attenuato da un'ottima organizzazione, fatta di un gran numero di uomini e mezzi volti alla migliore riuscita di questa grande festa popolare.

la notte della taranta

Melpignano, il piccolo paese della Grecìa Salentina che ospita il concertone, era off limits già dalle prime ore del mattino di sabato; il traffico automobilistico era stato limitato ai soli residenti, molti dei quali, non gradendo che qualcuno potesse parcheggiargli vicino casa, avevano provveduto a disporre casette e sedie lungo i marciapiedi. Per evitare problemi, abbiamo parcheggiato a Castrignano de' Greci, un paese che dista dal luogo del concertone solo poche centinaia di metri. Inutile dire che anche a Castrignano erano state transennate tutte le strade che conducevano a Melpignano e, nell'attraversare uno dei “varchi” ci siamo sentiti rivolgere questa domanda da uno degli addetti alla sicurezza: “Ehi, ragazzi, non è che avete addosso bottiglie di vetro?”. Alla incomprensibile domanda mi son toccato le tasche, come si fa quando si vuole essere certi di non aver scordato il fazzoletto o il cellulare ed ho risposto placidamente: “No, credo proprio di no...” continuando a non capire il senso di quella domanda. Ma l'avrei capito più tardi...

La gente che aveva preso la stessa nostra strada era tanta: famiglie con bambini e tranquille coppiette, dall'aspetto poco avvezzi alle feste scatenate. In effetti era ancora presto ed il concerto sarebbe cominciato tra una ventina di minuti: siamo passati dal centro del paese.

Sembrava la festa del santo patrono: venditori ambulanti ai lati delle strade vendevano magliette e tamburelli e gruppi di improvvisati tamburellisti tenevano il ritmo a danzatori tarantati che facevano le prove per il grande evento. Da lì a poco si sarebbero spostati sul prato antistante l'antica chiesa degli Agostiniani, alla periferia del paese (detto così sembra lontano: sono poche centinaia di metri dalla piazza), dove decidiamo -finalmente- di andare.

Erano quasi le 20 ed il concerto era già iniziano; ciononostante è stato facile giungere a pochi metri dal palco e trovare un posto vicino alle transenne che delimitano l'area destinata al passaggio dei tecnici e dei cavi della regia: era un posto un po' più tranquillo. Insieme a noi famiglie con bambini e pochi “scalmanati”.

la notte della taranta

Ma la relativa tranquillità dura poco: con i primi ritmi della pizzica la folla, quella dei grandi eventi, comincia ad arrivare, quasi ipnotizzata da quella musica pervasiva ma, nello stesso tempo, scatenata da essa. Cominciano i cori da stadio, il battito delle mani a ritmo del tamburello ed il suono di strumenti portati da casa o acquistati alle bancarelle poco prima a volte seguendo un ritmo nuovo, lontano dalle melodie dettate dal palco.

Quando il ritmo si scatena con la “pizzica” la folla diventa quasi irruenta e si organizzano danze forsennate, trenini, urla, sventolio di striscioni destinati più a fare da segnaposto per le telecamere della televisione che a voler trasmettere un vero e proprio messaggio. Ed il tutto innaffiato da vino e birra in... quantità industriali!

la notte della taranta

Bottiglie di vetro di birra e vino erano qua e là sul prato (ed erano appena le 21!): in un attimo ho capito il senso della domanda posta dall'addetto alla sicurezza. Non c'era bisogno che mi portassi delle bottiglie di vetro da casa: per fare una rissa, le avrei trovate già vuote sul prato!

Ma era comunque il vino a farla da padrone: uno striscione osannava il ritmo “di vino” di Melpignano e, guardandosi intorno, si capiva subito che lo spazio tra preposizione e parola non era un errore di stampa! I danzatori più “fighetti” si muovevano a ritmo meno serrato, ondeggiando con un bicchiere di vino rosso in mano mentre i meno “nobili” mostravano bottiglie e boccioni di vino, agitandoli come feticci scaccia fatica al di sopra delle teste dei convenuti. E tutti bevevano, continuando a ballare, sballandosi, e ballando, continuavano a bere... E non erano neanche le 21.30!

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Poi colpevole lo scirocco (o i fumi dell'alcol...) la temperatura ha cominciato ad aumentare ed i danzatori (e le danzatrici...) hanno cominciato a togliere le magliette ormai fradice restando a torso nudo, in canottiera mentre noi messi sempre più a ridosso delle transenne del tunnel dei cavi di regia cominciavamo a subire un numero di spintoni sempre crescente.

A quel punto abbiamo deciso che la nostra “Notte della Taranta” finiva lì.


Documento scritto e/o curato da Franco
Data pubblicazione: 28/08/2011 (18:31)
Ultimo aggiornamento: 28/08/2011 (18:39)


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